OLIMPIADI 2012, Quel Doping Genetico dietro l´angolo
04-08-2012 16:54 - News generiche
L´atleta "bionico" è una realtà?
Ecco i nuovi ed inquietanti ´trattamenti´ completamente fuori dai controlli. Wada e sport drammaticamente indietro
Se ne parla da oltre dieci anni. E il fantasma che agita il mondo dello sport da tempo alla fine si materalizza. Ci siamo: il doping genetico sembra entrare di diritto nel presente dello sport mondiale con i Giochi di Londra. I segnali arrivano per ora solo dalle piscine con record e risultati che poco sembrano avere di fisiologico (almeno per quanto riguarda la fisiologia tradizionale) della cinesina bi-olimpionica dei misti Ye Shiwen. E´ la prima atleta nei confronti della quale il mondo sportivo stesso nella persona di una accreditato dirigente americano John Leonard, direttore della World Swimming Coach Association, allunga ombre inquietanti. Anche perché, nonostante l´allarme rosso sia suonato da tempo, il mondo dell´antidoping è assolutamente inerme di fronte a queste nuove tecniche. Già nel 2008 l´allora presidente della Wada, l´ahgenzia mondiale antidoping aveva parlato di ´rischio reale nei prossimi anni´. Un rischio cui il mondo scientifico sportivo arriva impreparato, perché ad oggi non esistono test e analisi che possano individuare pratiche di doping genetico. Che pure sono vietate dagi attuali regolamenti.
Intanto il cosiddetto ´atleta bionico´ non è quasi più fantascienza. I segnali sono molteplici, ancorchè nulla ci sia di provato. Perché, a fronte del termine che incute timore perché si entra in un campo inesplorato, le tecniche di doping genetico sono realtivamente a portata di mano di ogni buon laboratorio.
I geni preposti alle qualità sportive sono circa 250 (Bry & Coll. 2009). Questi geni si occupano di modulare le varie qualità sportive, come il consumo di ossigeno (VO2max), ovvero il cosiddetto ´fiato´, l´efficienza della ´pompa´ cardiaca, la potenza ergoabile dai muscoli e la resistenza. ´E´ chiaro come dallo studio del genoma - spiega Dario D´Ottavio, biochimico clinico, uno dei massimi esperti mondiali - si possano da una parte scoprire a priori le qualità, dunque il ´destino´ sportivo di ciascun atleta; dall´altra modificalndole, cioè trasferendo i geni specifici di ogni qualità (forza, velocità, resistenza, ecc.) si può costruire il super campione, cioè l´atleta geneticamente modificato´. Il trasferimento può avvenire per varie vie. Una di queste è la cosiddetta ´transfettazione virale´; cioè si usa come ´veicolo´ un virus privato della sua parte patogena. Il virus entra nella cellula e trasferisce i nuovi geni; il gioco è fatto. Quasi impossibile scoprire il trattamento. Ma il rischio è che se la parte patogena non è perfettameta eliminata si possa scatenare la malattia. C´è poi anche un trasferimento ´in loco´ (sulle articolazioni, nei muscoli, ecc.) di culture controllate (specie per tendini e cartilagini). Si vocifera che un calciatore ed un ciclista entrambi di primissimo piano abbiano fatto ricorso a queste pratiche. E ancora: iniettando nei muscoli di topi una isoforma del fattore della crescita (IGF1) i ricercatori del Laboratorio di biologia molecolare europeo hanno notato un recupero del 27% della massa muscolare, e un aumento notevole della forza. Lo stesso risultato si potrebbe ottenere con gli inibitori della miostatina che riduce il catabolismo naturale da sforzo fisico. Con queste tecniche si è prodotto il famoso topino ultra muscolato, battezzato ´Swarzenegger ´. Oppure l´inserimento di geni che modifichino il fenotipo muscolare, cioè che accentuino le caratteristiche muscolari dell´individuo sia sul piano della resistenza aerobica (tenuta, fiato) che della velocità (fibre veloci: sprint). Si ponno ritoccare i geni che presiedono alla produzione endogena degli ormoni che a loro volta determinano la prestazione, come l´epo (eritropoietina, che, stimolando la produzione di globuli rossi aumenta la capacità del sangue di trasportare ossigeno, modificando sostanzialmente la ´cilindrata´ dell´atleta) o come il testosterone (l´ormone della forza) , il gh (ormone della crescita). La scienza avanza continuamente: l´MGF, il ´mechano growt factor´, che interviene per ´riparare´ e ricostruire i muscoli lesionati,studiato per curare gli infartuati, promette miracoli.
Muscoli d´acciao, tendini indistruttibili, recupero dalla fatica immediato, Secondo Gerard Dine, direttore dell´Istituto di biotecnologie a Toryes (Fra) non dovrebbe essere difficile ´Programmare un atleta che abbia la forza per saltare anche 3 metri in alto´. O uno sprinter capace di correre i 100 in meno di 7 secondi , un maratoneta da 1h30. Nessuno può dire quali siano i rischi di tutto questo per l´uomo. Su di tutti, dicono gli scienziati, c´è il male del secolo: il tumore. Ma la modificazione genetica può avvenire già sul feto, nella pancia della mamma e questo complica ogni ipotetico test di controllo ancora di là da venire. Di fronte a tutto questo, dunque, l´antidoping è praticamente a zero. ´Il passaporto biologico sui valori ematici può andare bene per l´epo e il gh, ma occorre ´mappare´ tutti gli atleti fin da giovanissimi - dcie D´Ottavio - molto difficile. Si potrebbe pensare a verificare la formazione delle proteine del RNA messaggero per verificare se c´è stata stimolazione, ma sono tecniche invasive che richiedono la biopsia, dunque praticamente impraticabili. Senza considerare i costi. L´industria investe su settori che possono dare rendimento commerciale; certamene non sull´antidoping. Si potrebbe pensare ad un sorta di passaporto biologico basato sulla morfologia dell´atleta e sulle prestazioni raggiungibili,raffrontate ad uno standar stabilito, ma questo non sarebbe applicabile agli atleti oggi in competizione e non metterebbe al riparo dal doping genetico sull´embrione´.
Fonte: www.sportpro.it
Ecco i nuovi ed inquietanti ´trattamenti´ completamente fuori dai controlli. Wada e sport drammaticamente indietro
Se ne parla da oltre dieci anni. E il fantasma che agita il mondo dello sport da tempo alla fine si materalizza. Ci siamo: il doping genetico sembra entrare di diritto nel presente dello sport mondiale con i Giochi di Londra. I segnali arrivano per ora solo dalle piscine con record e risultati che poco sembrano avere di fisiologico (almeno per quanto riguarda la fisiologia tradizionale) della cinesina bi-olimpionica dei misti Ye Shiwen. E´ la prima atleta nei confronti della quale il mondo sportivo stesso nella persona di una accreditato dirigente americano John Leonard, direttore della World Swimming Coach Association, allunga ombre inquietanti. Anche perché, nonostante l´allarme rosso sia suonato da tempo, il mondo dell´antidoping è assolutamente inerme di fronte a queste nuove tecniche. Già nel 2008 l´allora presidente della Wada, l´ahgenzia mondiale antidoping aveva parlato di ´rischio reale nei prossimi anni´. Un rischio cui il mondo scientifico sportivo arriva impreparato, perché ad oggi non esistono test e analisi che possano individuare pratiche di doping genetico. Che pure sono vietate dagi attuali regolamenti.
Intanto il cosiddetto ´atleta bionico´ non è quasi più fantascienza. I segnali sono molteplici, ancorchè nulla ci sia di provato. Perché, a fronte del termine che incute timore perché si entra in un campo inesplorato, le tecniche di doping genetico sono realtivamente a portata di mano di ogni buon laboratorio.
I geni preposti alle qualità sportive sono circa 250 (Bry & Coll. 2009). Questi geni si occupano di modulare le varie qualità sportive, come il consumo di ossigeno (VO2max), ovvero il cosiddetto ´fiato´, l´efficienza della ´pompa´ cardiaca, la potenza ergoabile dai muscoli e la resistenza. ´E´ chiaro come dallo studio del genoma - spiega Dario D´Ottavio, biochimico clinico, uno dei massimi esperti mondiali - si possano da una parte scoprire a priori le qualità, dunque il ´destino´ sportivo di ciascun atleta; dall´altra modificalndole, cioè trasferendo i geni specifici di ogni qualità (forza, velocità, resistenza, ecc.) si può costruire il super campione, cioè l´atleta geneticamente modificato´. Il trasferimento può avvenire per varie vie. Una di queste è la cosiddetta ´transfettazione virale´; cioè si usa come ´veicolo´ un virus privato della sua parte patogena. Il virus entra nella cellula e trasferisce i nuovi geni; il gioco è fatto. Quasi impossibile scoprire il trattamento. Ma il rischio è che se la parte patogena non è perfettameta eliminata si possa scatenare la malattia. C´è poi anche un trasferimento ´in loco´ (sulle articolazioni, nei muscoli, ecc.) di culture controllate (specie per tendini e cartilagini). Si vocifera che un calciatore ed un ciclista entrambi di primissimo piano abbiano fatto ricorso a queste pratiche. E ancora: iniettando nei muscoli di topi una isoforma del fattore della crescita (IGF1) i ricercatori del Laboratorio di biologia molecolare europeo hanno notato un recupero del 27% della massa muscolare, e un aumento notevole della forza. Lo stesso risultato si potrebbe ottenere con gli inibitori della miostatina che riduce il catabolismo naturale da sforzo fisico. Con queste tecniche si è prodotto il famoso topino ultra muscolato, battezzato ´Swarzenegger ´. Oppure l´inserimento di geni che modifichino il fenotipo muscolare, cioè che accentuino le caratteristiche muscolari dell´individuo sia sul piano della resistenza aerobica (tenuta, fiato) che della velocità (fibre veloci: sprint). Si ponno ritoccare i geni che presiedono alla produzione endogena degli ormoni che a loro volta determinano la prestazione, come l´epo (eritropoietina, che, stimolando la produzione di globuli rossi aumenta la capacità del sangue di trasportare ossigeno, modificando sostanzialmente la ´cilindrata´ dell´atleta) o come il testosterone (l´ormone della forza) , il gh (ormone della crescita). La scienza avanza continuamente: l´MGF, il ´mechano growt factor´, che interviene per ´riparare´ e ricostruire i muscoli lesionati,studiato per curare gli infartuati, promette miracoli.
Muscoli d´acciao, tendini indistruttibili, recupero dalla fatica immediato, Secondo Gerard Dine, direttore dell´Istituto di biotecnologie a Toryes (Fra) non dovrebbe essere difficile ´Programmare un atleta che abbia la forza per saltare anche 3 metri in alto´. O uno sprinter capace di correre i 100 in meno di 7 secondi , un maratoneta da 1h30. Nessuno può dire quali siano i rischi di tutto questo per l´uomo. Su di tutti, dicono gli scienziati, c´è il male del secolo: il tumore. Ma la modificazione genetica può avvenire già sul feto, nella pancia della mamma e questo complica ogni ipotetico test di controllo ancora di là da venire. Di fronte a tutto questo, dunque, l´antidoping è praticamente a zero. ´Il passaporto biologico sui valori ematici può andare bene per l´epo e il gh, ma occorre ´mappare´ tutti gli atleti fin da giovanissimi - dcie D´Ottavio - molto difficile. Si potrebbe pensare a verificare la formazione delle proteine del RNA messaggero per verificare se c´è stata stimolazione, ma sono tecniche invasive che richiedono la biopsia, dunque praticamente impraticabili. Senza considerare i costi. L´industria investe su settori che possono dare rendimento commerciale; certamene non sull´antidoping. Si potrebbe pensare ad un sorta di passaporto biologico basato sulla morfologia dell´atleta e sulle prestazioni raggiungibili,raffrontate ad uno standar stabilito, ma questo non sarebbe applicabile agli atleti oggi in competizione e non metterebbe al riparo dal doping genetico sull´embrione´.
Fonte: www.sportpro.it
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